Pubalgia e dolore all’inguine: rimedi
La pubalgia è un’infiammazione dell’inserzione dei muscoli adduttori. Pubalgia e dolore all’inguine vanno a braccetto in quanto l’infiammazione comporta una sindrome dolorosa che interessa principalmente l’area pubica, e può irradiarsi all’inguine, parte dell’addome e alle cosce.
Sintomi della pubalgia
La pubalgia è una delle sindromi dolorose più trattate dai fisioterapisti, soprattutto pazienti che praticano sport da corsa, primo fra tutti è il calcio, seguito dall’atletica leggera, ma anche rugbisti, tennisti e frequentatori di palestre non risultano essere risparmiati.
Diagnosticare la pubalgia non è semplice, infatti da molti è ritenuta più che una patologia una sindrome poiché è data da diversi fattori. La figura medica di riferimento è l’ortopedico che, mediante l’applicazione di test clinici specifici, l’esame palpatorio e la valutazione di esami diagnostici come ecografia, radiografia e risonanza magnetica riesce ad individuare il fenomeno eziologico.
Il sintomo principale della pubalgia è il dolore, localizzato inizialmente nella zona pubica, che poi si irradia alle cosce, all’inguine, ed al basso addome. Altri sintomi molto comuni sono:
- Dolore muscolo-tendineo all’inguine
- Dolore all’interno coscia
- Dolenzia alla parte bassa dell’addome e all’altezza della sinfisi pubica
- Indolenzimento che si irradia fino ai fianchi.
Pubalgia cronica: cos’è?
La pubalgia cronica è una condizione tipica degli atleti, causata da un sovraccarico funzionale a cui si sottopone la muscolatura che si inserisce sul pube (adduttori e addominali). Si parla di patologia “cronica” quando la sintomatologia dura più di tre mesi
Rimedi per la pubalgia e dolore all’inguine
Secondo l’esperienza ormai condivisa, effettuare trattamenti dolorosi non è sempre indicato perché si rischia di rinforzare a livello centrale la memoria del dolore nella zona interessata. Quindi per quanto riguarda la parte manuale, normalmente i fisioterapisti iniziano con l’eseguire mobilizzazioni passive dell’anca, nell’arco di movimento non doloroso, ed effettuano massaggi delicati e piacevoli nell’area interessata. In questa fase iniziale l’integrazione con i mezzi fisici è fondamentale soprattutto per quanto riguarda l’aspetto analgesico e antinfiammatorio. I mezzi fisici più utilizzati sono:
- Tecarterapia
- Laserterapia
- Ultrasuoni
- Onde d’urto
Dal punto di vista attivo, in fase iniziale si fanno eseguire esercizi attivi in posizione ortostatica (in piedi) con delle flessioni, estensioni, adduzioni e abduzioni di anca sempre entro il range di movimento che non evoca dolore. Lo scopo di questo tipo di trattamenti è ricondizionare a livello del sistema nervoso centrale che quel determinato distretto corporeo non sia “a rischio” e dunque evochi dolore. Nel corso del percorso terapeutico si prosegue aumentando l’intensità delle mobilizzazioni passive, e degli esercizi attivi fino a raggiungere tutti i gradi di movimento dell’anca, compresa la flessione del tronco che richiede l’attivazione del retto dell’addome, dato che anche esso si inserisce su pube. Gli esercizi, che in fase iniziale sono eseguiti in posizione eretta per ridurre il carico, nel corso delle sedute, vengono fatti eseguire anche in posizione supina, prona e in decubito laterale.
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